MARA
E’ Mara qui, omaggio farà,
di un’alba ho il fascino,
amo il baleno, se avessi mamma come te!
Amor d’amaro salva!
Bionda ciao, è qui!
Serva mò resto qui in nave a nettà,
certe borie di me imbroglia schiere qui:
hai mai visto schede? Tombale: me bocciata!
Scendo: cattivi se salva,
io mai fatto unghia de sale,
protegger cuore donando nello studio.
Ma va a dire a noi d’amare un altro apparirà,
fa far l’alba, amore, mò ho tempo io!
E morditi la lingua!
Si, un uomo così ti salva, a ciò rinunciate!
E se è errori lì e pasticci
verrà a indossare catena semmai, beh!
Ah, vir’ , farebbe andar verde,
lì c’è peccato? Ci vuol beo.
Festival canori; sarà che qui noi salva,
ma la lista salva, conto, il 2 o 3…
artisti qua!
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SPIEGAZIONE DEL TESTO
Questa entità femminile esordisce dicendoci subito di chiamarsi Mara, un nome che non è presente fra le mie dirette conoscenze. Ella subito ci dà la misura del suo carattere civettuolo dichiarando di avere il fascino addirittura di un'alba! E il fatto che lo dica lei stessa ci dà l'idea dell'insicurezza che anima questo personaggio e che, infatti, l'ha condotta su un sentiero sbagliato. Dice di amare il baleno, il fulmine, forse per comunicare la qualità principe del suo carattere probabilmente incostante e capriccioso, come un fulmine, appunto. Mi lusinga dicendomi che se avesse avuto una mamma come me (con fare ruffianesco) forse...chissà, la sua vita sarebbe stata indirizzata in maniera diversa. Qui ci lascia intendere di non aver avuto, quindi, una guida genitoriale attenta. Ci ricorda che l'amore, o quel tipo di amore che lei inseguiva, può distrarre dall'amarezza di una vita non proprio facile, e ci dà subito dopo un dettaglio fisico dicendoci che ella era bionda. Ora, però, ella è di là a fare la serva su una nave dove si occupa di pulizie (nettà), ma il vizio di autogloriarsi, di avere certe "borie" come dice lei stessa, di certo non l'ha perso ed è così che imbroglia schiere di persone lassù che, magari, sono disposte a credere a tutto ciò che ella racconta per pura vanagloria. Del resto ella stessa mi chiede se ho mai visto le sue schede di valutazione scolastica: sono un giudizio tombale sulle sue capacità di studentessa, infatti è stata spesso bocciata per poco amore verso lo studio. E scende su questo piano per comunicare ai "cattivi" che, anche se lei stessa non si è mai creata una sola unghia di "sale", ovvero di sapienza, di sapere, bisogna proteggere il proprio cuore ed i propri sentimenti affinandoli con lo studio. Così, ella spera di poter salvare qualche "cattivo" che, come lei, è incamminato sulla strada della superficialità e del disimpegno. Mi chiede di dire che a tutti noi apparirà, un giorno, ben altro da amare, altro di più profondo e vero, l'amore con la a maiuscola che è quello divino. Mi dice che lei ha tempo ora e che io potrei fare anche l'alba a farla parlare, tanta è la sua voglia di comunicare quanto ha da dire. Invita se stessa a mordersi la lingua per ciò che vorrebbe dire e, seguendo invece un impulso irrefrenabile a dire la verità, invita le donne a rinunciare all'attrazione fisica pura e semplice per gli uomini, perchè il rapporto così inteso con un uomo di certo non aiuta l'anima delle donne a salvarsi. Infatti, dice, se qui si è commesso errori e fatto pasticci con relazioni varie, allora di là si va ad "indossare catena", ovvero a sentirsi incatenate dalla propria stessa passione, dal proprio desiderio abnorme di ricevere gratificazione solo dall'ammirazione e dal corteggiamento degli uomini. Mi dice poi "vir", ossia "vedi" in dialetto napoletano, vedi che farebbe diventare verdi di rabbia quando si sente dire a qualcuno che, se peccato si deve fare, allora si faccia bello, un peccato vero, per quanto l'aggettivo bello si possa accostare alla parola "peccato". Accosta all'immagine di un festival canoro questa fantasmagoria di entità che vengono a parlare tramite il registratore e mi ricorda che ciò può aiutarle a salvarsi (ammettendo i propri vizi e difetti, più che altro), però mi avverte che la lista di coloro che potranno parlare nel mio registratore è ben scarsa rispetto all'enorme numero di anime che ne avrebbero bisogno, anime che lei, continuando la metafora del festival canoro, definisce "artisti".
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